Corriere della Sera 24.4.2019 “Raggi indagata per abuso d’ufficio, il pm deciderà entro il 20 giugno”
Si profilano due mesi decisivi sul fronte politico-giudiziario per la vicenda stadio. E nel confronto tra il Comune e il proponente sulla convenzione urbanistica emerge un altro nodo controverso: i 45 milioni di contributo di costo di costruzione, che nel 2017 il Campidoglio ha deciso di destinare all’acquisto di nuovi treni per la ferrovia Roma-Lido. La questione intorno alla quale ruota il negoziato riguarda le modalità di versamento della somma: la società vorrebbe dilazionarla per l’intera durata del permesso a costruire, mentre l’amministrazione vorrebbe incassarla in un’unica tranche. Da una parte il pubblico vuole intervenire sulla mobilità nel più breve tempo possibile, dall’altra il privato teme che quei 45 milioni possano finire nella fiscalità generale del Comune, essere dirottati su altre voci di spesa e non più disponibili al momento dell’acquisto dei convogli. La Roma sarebbe pronta a cedere, purché la cifra sia vincolata allo scopo. Da Palazzo Senatorio, però, smontano il teorema e ribadiscono: «Gli oneri di urbanizzazione sono previsti dalla delibera 32 che sancisce l’interesse pubblico. L’amministrazione ha già assunto un impegno di spesa e ha piena autonomia nella gestione delle poste di bilancio». Dunque, nessun margine di trattativa viene lasciato al proponente.
Mentre la dialettica tra le parti rischia di salire di tono, da qui all’estate potrebbero aprirsi nuovi sviluppi nella vicenda stadio. Dopo che il gip Costantino De Robbio ha deciso di riaprire l’indagine sulla sindaca Raggi – l’ipotesi oggetto di approfondimento è l’abuso d’ufficio per il mancato passaggio in Aula del progetto – ha fissato il termine di 60 giorni per ascoltare i testimoni coinvolti nella vicenda: tra gli altri, l’ex presidente della commissione Urbanistica nel IX Municipio (Eur), Paolo Mancuso, e il collega M5S, il consigliere Paolo Barros. Nel frattempo, il Campidoglio sembra deciso a portare a dama l’iter di approvazione, che potrebbe approdare in Consiglio prima dell’estate. Sul manipolo di scettici, tra cui alcuni da sempre contrari all’opera a Tor di Valle, la maggioranza conta di spuntarla con gli argomenti ripetuti negli ultimi mesi, anche dopo l’arresto per corruzione dell’ex presidente d’Aula, Marcello De Vito: che la regolarità della procedura finora non è stata inficiata dalle inchieste, dunque si può andare avanti. E mentre si aspetta di raccogliere tutti i pareri tecnici per una disamina complessiva della materia – il prossimo vertice di maggioranza si terrà martedì 30 aprile, ma già oggi potrebbe esserci spazio per un passaggio informale tra consiglieri – la roadmap prevede un confronto interno a carte scoperte: favorevoli e contrari con le rispettive argomentazioni, per fugare le perplessità e preparare il terreno in vista del voto. Il via libera conclusivo è dato per certo, tenuto conto che in seconda convocazione basterebbero 16 sì.
Nel frattempo in Procura si lavora alla questione riaperta dal gip De Robbio. Il calendario è stretto. I tempi contingentati. Le persone da ascoltare nuovamente sono molte. E in primis, fra queste, il direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, che sentito a suo tempo come persona informata sui fatti, avrebbe offerto, secondo i denuncianti, una versione contraddittoria e un’interpretazione non corretta della normativa.
Non è tutto. Novità potrebbero emergere da altri due approfondimenti in corso, nati da altri due esposti dell’architetto Francesco Sanvitto, assistito dall’avvocato Edoardo Mobrici: il primo relativo alla bancarotta fraudolenta della Sais, la società proprietaria dei terreni di Tor di Valle. Per la Procura, il passaggio di proprietà fra Sais ed Eurnova (società titolare del progetto, di proprietà di Luca Parnasi) avrebbe contribuito al dissesto della Sais, dichiarata fallita un anno dopo l’affare. Un filone autonomo per il quale è indagato Parnasi e che potrebbe essere chiuso a giorni.
Più complessi gli approfondimenti che riguardano l’altro esposto: una denuncia su una serie di irregolarità che riguardano il progetto stadio a partire dal «Ponte dei Congressi». La sua costruzione è prevista in tre anni, senza però indicare la data di partenza dell’opera, giudicata essenziale per la viabilità. Altra lacuna: il mancato rispetto della normativa ambientale. L’area di Tor di Valle è considerata «R3», cioè ad alto rischio idrogeologico. La procedura corretta per costruire richiederebbe il declassamento a «R2», come fatto per l’aggiornamento del bacino nel tratto tra Castel Giubileo e la foce. Passaggio mai avvenuto nel progetto.