“Ex Uci Marconi condono falso stop al cantiere” di Cecilia Gentile

Di che cosa stiamo parlando

Il complesso dell’ex Uci Cinema Marconi sta per essere trasformato in miniappartamenti. La società Zeis, proprietaria dell’area, avvalendosi delle norme del Piano casa regionale, ha ottenuto il permesso per demolire e ricostruire. Il comitato di quartiere ha presentato un esposto in procura, sostenendo che l’operazione si basa su un falso condono

In via Enrico Fermi, angolo lungotevere Pietra Papa, nel superpopolato quartiere Marconi, si impone alla vista un gigantesco scheletro in cemento. Fino a tre anni fa ospitava la multisala Uci Cinema che aveva accanto la sede della Asl, la Città del gusto, un supermercato e una piazza. Una cittadella di servizi apprezzatissima dagli abitanti, che insieme al ponte pedonale della Scienza e al complesso del vicino teatro India dava pregio al quadrante.

Finché la Zeis srl, proprietaria dell’area, ha deciso che era molto più remunerativo buttare giù tutto e costruire nuovi appartamenti. Inutili finora la mobilitazione e le proteste dei residenti. Ma adesso la partita si potrebbe riaprire perché c’è un’inchiesta penale in corso. Tutto ruota intorno ad un falso condono. Il pm ha chiesto al gip di nominare un perito, che ha appena depositato la sua valutazione. Ora il magistrato dovrà decidere se archiviare o rinviare a giudizio.

« In virtù di questa inchiesta chiediamo al Campidoglio di bloccare di nuovo il cantiere», dice a nome del comitato di quartiere, adesso a maggioranza 5Stelle, Cristina Grancio, la consigliera comunale grillina ribelle, sospesa dal movimento perché contraria allo stadio della Roma e poi reintegrata. È lei, insieme ad un altro gruppo di attivisti che non si sono voluti rassegnare, ad aver riaperto la questione che sembrava ormai chiusa con il pronunciamento del Tar a favore della Zeis e la decisione del dipartimento Urbanistica di non appellarsi al Consiglio di Stato.

La storia è lunga e complicata. Il proprietario originario dell’area era il Consorzio agrario interprovinciale di Roma e Frosinone, che nel 1985 presenta una richiesta di condono. Nel 1990 il consorzio vende a Zeis, con la richiesta di condono in corso, richiesta che nel 1991 dà esito positivo e si trasforma in concessione in sanatoria per cambio di destinazione d’uso: da agricola a commerciale. « Ma attenzione – mette in guardia l’architetto Francesco Sanvitto, membro del tavolo della Libera urbanistica – qui cominciano le zone d’ombra e i misteri. Quell’area, una superficie complessiva di 11.000 metri quadrati, non è mai stata tutta usata come commerciale. In altre parole: l’abuso denunciato non è mai stato commesso. I residenti si ricordano bene che solo una piccola parte era adibita a vendita di macchinari e noi abbiamo trovato una foto aerea che lo dimostra chiaramente. E poi c’è un altro mistero. Ad un certo punto la copia del progetto allegata alla richiesta di condono depositata in Comune dal Consorzio agrario scompare. Il Comune chiede al consorzio la sua copia. Ma su questo progetto la firma del presidente del consorzio è del 17 dicembre 1990, ben cinque mesi dopo la sua morte. Per questo andammo al dipartimento Urbanistica, che bloccò per due volte il cantiere: nel luglio 2015 e nel luglio 2016. La seconda volta la Zeis si è appellata al Tar, che ha accolto la richiesta di sospensiva, sostenendo che non si può bloccare un cantiere per un falso condono che c’è, ma risale a quasi 30 anni prima e di cui non si è riusciti a individuare il responsabile ».

Cala il sipario allora sulla battaglia dei cittadini? « Eh no – riprende Sanvitto – Il falso condono esiste. Sarà anche di 30 anni fa, ma secondo noi, quando, e questa è storia recente, come vuole la legge sul Piano casa, la Zeis dichiarava che i permessi sono in regola, dichiarava il falso, perché nel frattempo il giudice aveva riconosciuto il falso condono. Per questo abbiamo dato mandato all’avvocato Edoardo Mobrici di presentare un esposto in Procura. E mi domando come mai, in base a questo nuovo elemento, il Comune non si sia appellato al Consiglio di Stato».

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Lo scheletro

Il complesso dell’ex Uci Cinema Marconi ed ex Città del Gusto è al centro di un lungo contenzioso giudiziario