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La Repubblica 21.4.2019: Raggi indagata per lo stadio Il giudice: no all’archiviazione

I

La maledizione dello Stadio della Roma si abbatte di nuovo sul Campidoglio. Proprio quando le acque sembravano essersi calmate, con la vicenda De Vito ormai superata, Virginia Raggi inciampa, per l’ennesima volta: è indagata per abuso d’ufficio. La procura aveva chiesto l’archiviazione, la prima cittadina era convinta che anche questa storia fosse alle spalle. Ma il giudice ha detto di no: nessuna archivizione, servono altre indagini.

A dare il via all’inchiesta, un esposto presentato dall’architetto e urbanista Francesco Sanvitto a giugno scorso. Grillino della prima ora, passato ben presto tra le fila dei delusi a 5 Stelle, lo scorso giugno ha denunciato la prima cittadina. Sotto accusa la procedura con la quale il Comune ha deciso di dare visibilità al progetto dell’impianto che i giallorossi vogliono realizzare sui terreni di Tor di Valle di proprietà di Eurnova. Come se non bastassero tutti i problemi su quel progetto (già oggetto delle attenzioni di altre inchieste giudiziarie), il verbale conclusivo della conferenza dei servizi, e quindi il masterplan vidimato in Regione, è stato pubblicato sull’albo pretorio con il via libera della giunta senza prima passare per il vaglio del consiglio comunale dove avrebbe potuto trovare opposizione. L’avviso con cui si invitavano residenti e comitati cittadini a formulare osservazioni sulle possibili criticità del progetto, forse per accorciare i tempi, è finito sul sito ufficiale di palazzo Senatorio di fatto bypassando il controllo dell’Assemblea capitolina. E l’aver omesso il passaggio assembleare, secondo l’esposto, “ha determinato un vantaggio in capo a un soggetto privato, la società Eurnova s.r.l. di Luca Parnasi”. Per di più, la valutazione del progetto non viene affidata, come avrebbe dovuto essere, alla commissione Urbanistica dei due municipi competenti, IX e XI, che si erano espresse in maniera negativa ma delegata, dall’assessore, alla sola commissione Sport dell’Eur. Un modo, secondo Sanvitto, per accorciare i tempi favorendo, ancora una volta, Parnasi.

Il pm Elena Neri si era convinta a chiedere l’archiviazione per la mancanza dell’elemento soggettivo: non c’era rapporto personale tra la sindaca e Parnasi. Sanvitto, assistito dall’avvocato Edoardo Mobrici, si è opposto. E il giudice Costantino De Robbio ha disposto nuove indagini: ci sono ancora punti dell’iter oscuri sui quali è necessario un chiarimento. E per questo indica anche la strada da seguire. Prima di tutto, ordina il giudice, vanno sentiti Paolo Mancuso e Paolo Barros. Rispettivamente presidente della commissione Urbanistica (ex grillino passato al gruppo misto) e consigliere grillino “critico” del IX Municipio, area in cui dovrebbe essere realizzato il nuovo Colosseo romanista, aiutaranno a capire se la procedura seguita dal Campidoglio non sia stata viziata. Dovranno essere ascoltati, si legge nell’ordinanza, “in ordine alla mancata convocazione ed acquisizione del parere della commissione urbanistica nell’iter di approvazione della delibera de qua”. Non solo: il magistrato auspica anche un “approfondimento della sussistenza e delle eventuali ragioni evidente violenze di legge nel mancato coinvolgimento nel procedimento amministrativo del Consiglio Comunale”.

Ora la procura ha sessanta giorni per fare ciò che è stato richiesto. E per due mesi, quindi, il nome della sindaca rimarrà sul registro degli indagati. Per abuso d’ufficio, lo stesso reato che le veniva contestato inizialmente per la vicenda delle nomine. Qualcuno ricorderà come Raggi esultò quando fu richiesta l’archiviazione. Per l’abuso, il falso rimase e la trascinò a processo.

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